sabato 17 agosto 2013

Pubblicità, omofobia e sessismo: non abbiamo bisogno della vostrademocrazia!

Su Bari e provincia è montata un'onda di dissenso verso l'ennesima pubblicità sessista di un commerciante tristemente noto per eposodi analoghi.
Eppure ci chiediamo come mai questo sentimento antisessista venga fuori proprio ora nonostante la città sia da tempo piena di 'donne oggetto' su cartelloni pubblicitari e di riferimenti machisti. Alzate gli occhi e guardate quanti prodotti sono sponsorizzati con modelle photoshoppate e in atteggiamenti sessualmente espliciti nonostante il prodotto sia un lubrificante per auto, un profumo, un centro commerciale o una ciabatta per donna anziana; queste pubblicità esaltano il desiderio dell'uomo, ma tale desiderio è rivolto ad una donna involucro da copertina, ad una donna oggetto che non ha scelto di esserlo ma che lo diventa in funzione del marketing e del piacere maschile. Il sessismo nel marketing pubblicitario è una pratica commerciale diffusa da tempo e l'esplicita offesa agli omosessuali non ci fa pensare, oggi, di aver raggiunto il limite; il limite alla decenza,  al rispetto e alla sopportazione è stato già valicato da tempo. Si "usano" donne per pubblicizzare prodotti rivolti ad uomini, sfruttando ed esasperando il concetto di desiderio sessuale e di erotismo; si "usano" donne per sponsorizzare prodotti rivolti alle donne, proponendo un concetto di femminilità finto, astratto, omologato e irraggiungibile.
Qualche anno fa lanciammo un comunicato contro lo stesso commerciante per un messaggio pubblicitario denigratorio e svilente nei confronti delle donne tutte: a quell'appello risposero in poche/pochi. Ci ritroviamo invece oggi (15 agosto) a discutere ancore di pubblicità sessiste e a chiedere palliativi provvedimenti.
 A tal proposito non è possibile tralasciare ciò che una settimana fa il governo della larghe intese, appoggiato da pd (partito di cui il nostro sindaco Michele Emiliano è parte), ha provveduto attraverso la strumentalizzazione del femminicidio ad inasprire la repressione contro i tutti i soggetti in lotta ed in particol modo contro la lotta NoTav. Stiamo parlando del decreto sicurezza dell'8 agosto scorso che mira soprattutto a criminalizare la pratica del blocco stradale, pratica non solo molto utilizzata in Val di Susa ma largamente utilizzata in questi anni anche  dai movimenti studenteschi giovanili e dai movimenti queer di tutto il mondo (Palestina, Russia, Turchia). Non possiamo non fare riferimento alla vicenda di  Marta, attivista NoTav che ha subito violenze dallo Stato attraverso il potere poliziesco: per Marta e per questo decreto, per questa violenza di Stato, nessuna indignazione! E allora del noto commerciante ne parlasse il sindaco Emiliano che da mesi porta avanti un teatrino politico sulle questioni  Lgbtiq ma che finora ha fatto ben poco se non farsi campagna elettorale: i bandi comunali non sono stati ancora aperti alle coppie omosessuali e le associazioni lgbtiq baresi vagano per potersi incontrare ed elaborare strategie di lotta al sessismo e al machismo.
Ci sottraiamo alla strumentalizzazione politica dei "poteri forti locali" per dire che il movimento queer/lgbtiq e' al fianco di Marta e del movimento NoTav. Ci indignamo contro il decreto sicurezza di questo governo repressivo e rilanciamo la lotta antisessista al fianco dei NoTav, dei lavoratori e delle lavoratrici pugliesi che resistono dentro e fuori le fabbriche (es. Natuzzi, Om), dei cittadini e delle cittadine di Taranto, dei e delle migranti e di tutti i soggetti in lotta. 
Finché i movimenti femministi, di genere ed lgbtiq saranno legati ai partiti e alle vetero lotte da salotto (per intenderci, quei salotti muniti di wifi da cui inviare comodamente un comunicato stampa), le donne, le lesbiche, le trans e le eccentriche che provano a creare una resistenza attiva e di massa saranno sempre etichettate come violente e inapropriate: così' come accade in Val di Susa, così come è accaduto con le sante e puttane di Senonoraquando, così come accade ogni volta che manifestiamo il nostro dispiacere per gli avvenimenti senza tirare fuori le unghie.
Noi dunque non "sposeremo" le pratiche di pinkwashing ( la repressione delle lotte viene legittimata attraverso la normalizzazione dei soggetti lgbtiq) né  nazionali né locali per cui  le differenze di genere non vengono realmente tutelate ma strumentalizzate per nascondere le politiche repressive del dissenso come il decreto sicurezza.
Queste pratiche non ci appartengono. Ci appartiene la resistenza e la lotta ad un sistema degenerato che necessita di una risposta radicale, ribelle e realmente di genere.
Ci associamo, dunque, a tutti i comunicati stampa che sono usciti in questi giorni contro l'ultima delle pubblicità sessiste apparse sui muri di Bari, ma crediamo che questo non basti.
Questo vuole essere un appello per tutte le realtà baresi e non che si occupano di questioni di genere; rimandiamo ad una assemblea pubblica per il mese di settembre, in cui discutere di politiche di genere, di reali tutele per i soggetti lgbitiq contro la macelleria sociale di questo governo, di sessismo sui cartelloni pubblicitari e dell'impellente e necessario ritiro di qualunque decreto fintamente dalla parte delle donne.

Collettivo Cime di Queer


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